Usare il fondo salva-stati europeo (l’attuale Efsf e, una volta in vigore, il Esm) per abbassare ogni volta che serve la febbre dello spread dei paesi “virtuosi”, magari concedendo al fondo quella licenza bancaria che gli consentirebbe di attingere alle risorse illimitate della Bce, ma senza finire sotto il “tallone” della troika composta da Commissione Ue, Bce e Fmi.

E’ questa la difficile partita che Mario Monti sta giocando in Europa: una sfida in due tempi. Il primo si giocherà venerdì prossimo nella ‘quadrilaterale’ di Roma; il secondo al Consiglio Ue di fine giugno che si terrà a Bruxelles. L’ipotesi che l’Ue alzi uno ‘scudo anti-spread’ per quei paesi che, pur avendo fatto le riforme e messo in equilibrio i conti continuano ad avere spread elevati, piace a Parigi e (ovviamente) a Madrid. Ma la Germania, pur considerandola teoricamente fattibile, ricorda che ci sono precise “condizioni” affinché l’Efsf intervenga. Un riferimento forse a quelle condizioni ricordate oggi dalla Commissione europea: a cominciare dalla firma di un “memorandum d’intesa” che la Commissione Ue, con l’aiuto della Bce e del Fmi, deve negoziare con il Paese beneficiario. In sostanza, per essere aiutato dal fondo salva-Stati, il governo italiano o quello spagnolo dovrebbero accettare l’intervento della troika. Esattamente ciò che Monti, come ha dichiarato a Bologna, intende evitare. L’idea che il presidente del Consiglio ha illustrato a Francois Hollande durante la bilaterale di Roma e poi (informalmente) al G20 di Los Cabos è ancora da definire nei dettagli. Sia Monti che il presidente francese, però, hanno fatto riferimento all’European Financial Stability Facility (Efsf). Ma stando a fonti di governo l’idea italiana sarebbe quella di un intervento “nuovo” che, appunto, “non preveda l’intervento della troika”. Inoltre, fonti ministeriali ricordano come gli attuali meccanismi (Efsf e Esm) abbiano risorse “limitate”. Mentre per essere credibile – e porre così i Paesi virtuosi al riparo dalla speculazione – lo scudo dovrebbe avere la licenza bancaria che gli permetterebbe di attingere alla liquidità agevolata della Bce. Altro punto dolente visto che la Germania si è sempre opposta a questa ipotesi. La nostra idea, spiega una fonte di governo, è “a metà strada” fra l’intervento di Francoforte sul mercato secondario – prospettato qualche giorno fa dal ministro Enzo Moavero – e l’impiego dell’Efsf.

 

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