“Ci vuole un governo, certamente. Ma un Governo che possa agire univocamente, che possa rischiare qualcosa, che possa farsi percepire nella dimensione reale, nella vita comune dei cittadini. Non un governo che viva di equilibrismi, di precarie composizioni di forze contrastanti, di un cabotaggio giocato solo nel circuito politico-mediatico”.

Lo scrive in una lettera a Repubblica il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sgomberando il campo da ipotesi di ‘governissimo’, anche perché altrimenti “predisporremmo solo il calendario di giorni peggiori”. Bersani, nella lettera inviata per rispondere all’editoriale domenicale di Eugenio Scalfari, ringrazia per il contesto “amichevole e rispettoso” delle critiche e nota che le stesse si fanno sentire “anche in contesti ben meno amichevoli” che con toni aspri denunciano “una sorta di puntiglio bersaniano”. Ma “la proposta che ho avanzato assieme al mio partito (governo di cambiamento, convenzione per le riforme) – precisa – non è proprietà di Bersani. Ripeto quello che ho sempre detto: io ci sono, se sono utile. Non intendo certo essere di intralcio”. “Esistono altre proposte che, in un Paese in tumulto, non contraddicano l’esigenza di cambiamento e che prescindano dalla mia persona? Nessuna difficoltà a sostenerle! Me lo si lasci dire: per chi crede nella dignità della politica e conserva un minimo di autostima, queste sono ovvietà!”. “E’ forse meno ovvio – prosegue il leader Pd – ribadire una mia convinzione profonda, cui farei fatica a rinunciare. Il nostro Paese è davvero nei guai. Si moltiplicano le condizioni di disagio estremo e si aggrava una radicale caduta di fiducia. Ci vuole un governo, certamente. Ma un governo che possa agire univocamente”.

 

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