
di Mario De Michele
Così non va. Ed è inutile cercare alibi altrove. Scaricando colpe e responsabilità in casa altrui. Per la Real Normanna la squalifica del campo per tre giornate, da disputarsi a porte chiuse in uno stadio neutro, e l’ammenda di 6mila euro, sono una stangata che si abbatte su tutto l’ambiente. In occasione della gara vinta al Bisceglia contro il Modica, che ha spianato la strada all’approdo dei granata in Serie D, si è assistito a scene di ordinaria follia. Che con lo sport non hanno nulla a che fare. Si tratta di episodi da tribù africane, di un’inciviltà ingiustificabile da parte di chi considera il calcio come la valvola di sfogo di recondite frustrazioni personali. Questo non è tifo. È guerriglia. È roba da criminali. Gente che danneggia lo sport. E che sfrutta l’evento calcistico per provocare il caos. Pseudo-tifosi che si recano allo stadio con mazze, spranghe e bombe con l’unico obiettivo di manifestare la propria bestialità.
La sanzione adottata dal giudice sportivo Aniello Merone è pesante. La società guidata dal presidente Enzo Del Villano e dal presidente onorario Mimmo Diana potrà fare ricorso. Ma quella che va stoppato, senza se e senza ma, è la piccola frangia di delinquenti abituali che con il loro comportamento ledono l’immagine della Real Normanna e della città di Aversa. Non è la prima volta che un gruppuscolo di malviventi trasforma una partita di calcio in una corrida. È ora di mettere il punto. Di chiudere questo capitolo con intransigenza. Nessun giustificazionismo, nessuna difesa d’ufficio. Il messaggio sarebbe catastrofico. Significherebbe dare cittadinanza sportiva a chi non merita nemmeno quella italiana.
Il comunicato diramato dalla Lega nazionale dilettanti è un rosario di atti osceni in luogo pubblico. Di pornografica del tifo. Di totale assenza di senso civico. Dopo la lettura del dispositivo della giustizia sportiva vengono i brividi: calci e pugni con danni al finestrino dell’autista del bus del Modica, sputi all’indirizzo degli avversari, un bicchiere di urina lanciato addosso a calciatori e dirigenti ospiti nel corso della gara, 5 bombe carta, di cui una è esplosa accanto ai supporter siciliani ferendo una persona, poi trasportata in ospedale. Uno scenario vergognoso, che non può e non deve infangare gli oltre 4mila tifosi aversani che con civiltà e sportività hanno incoraggiato i propri beniamini brandendo cori, sciarpe e bandiere. Non rileva se e come si sono comportati gli avversari all’andata e al ritorno. A maggior ragione, se hanno sbagliato è stato due volte un errore ripagarli con la stessa moneta. Violenza porta a violenza. E così si può soltanto andare a sbattere.

È ora di dire basta alle frange estreme dei supporter granata. È necessario un intervento fermo e determinato dei vertici della Normanna. Gli animali vestiti da uomini non devono avere accesso allo stadio. I teppisti vadano a sfogare i propri disagi esistenziali altrove. A distanza siderale dai campi di calcio. Servono atti e comportamenti inequivocabili. Serve un salto di qualità. Bisogna saper vincere. Con stile e rispetto verso gli avversari. Gli sfottò fanno parte del gioco. E quando sono ironici e divertenti rendono il calcio ancora più bello. Ma sbeffeggiare via social chi ha perso non va nella direzione giusta. La Real Normanna non è soltanto una squadra di calcio. E anche un’importante istituzione di Aversa. E i rappresentanti delle istituzioni non posso comportarsi come gli avventori del bar dello sport. Gli show clauneschi siano confinati al circo. Le boutade mediatiche diventino materiale di risulta da gettare in discarica. Sia cancellata con un tratto di penna la strategia della tensione, funzionale a salvaguardare rendite di posizione, ma deleteria per l’oggi e per il domani. Insomma, chi rappresenta la società si comporti da uomo delle istituzioni. Non da ultrà invasato. Altrimenti non avrà più senso promuovere altre lodevoli iniziative come quelle con l’Unicef e con le scuole. Non si può essere ambivalenti. Da un lato valorizzare il calcio come volano per lo sviluppo e la crescita del territorio. Dall’altro inasprire gli animi, all’interno e all’esterno, prestando il fianco a bestie che si fingono tifosi. Se si trionfa sul campo ma si perde fuori è una vittoria di Pirro. Per tutti.
ECCO LA DECISIONE DEL GIUDICE SPORTIVO

