“Non chiudete il museo archeologico di Ischia”. E’ l’appello lanciato dall’associazione Bianchi Bandinelli che scende in campo contro il rischio di chiusura di Villa Arbusto, istituito 25 anni fa per esporre al pubblico i reperti che raccontano l’affascinante storia di Pitheusa, ritenuto il più antico insediamento fisso dei Greci che avevano raggiunto l’Italia Meridionale.

Aperto circa 25 anni fa, il museo espone i tanti reperti che raccontano questa lunga storia, frutto degli scavi condotti sull’isola ­ in località San Montano, nel comune di Lacco Ameno ­ dalla fine degli anni ’40 del Novecento sotto la direzione di Giorgio Buchner, che ha studiato e pubblicato i contenuti di oltre settecento sepolture, deposte in fosse, di inumati e di incinerati, databili dalla metà dell’VIII a.C. all’età romana imperiale. Tra i tanti gioielli del museo ischitano, una coppa in terracotta con incisi dei versi, con cadenza epica, contemporanei alle più antiche parti dell’Iliade, nei quali si decanta il piacere di bere vino in una coppa perfetta come quella usata da Nestore. Si tratta della più antica iscrizione in lingua greca ritrovata in Italia, e fa il paio con una seconda che ci restituisce la firma di un decoratore di vasi in attività nella stessa Pithecusa. Ora però il comune, in difficoltà finanziaria, avrebbe deciso di vendere Villa Arbusto, e il museo rischia lo sfratto. Da qui l’appello dell’associazione ­ sottoscritto già da decine di intellettuali, professori universitari ed esperti tra cui l’ex soprintendente di Pompei Pietro Guzzo ­ che chiede la ministero di beni culturali e turismo di vigilare sulla vicenda.

 

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