Ogni anno si contano fino a 2.100 morti per un’infezione contratta in ospedale, e che si sarebbe potuta prevenire. A dirlo sono gli esperti, riuniti oggi a Milano in un evento dedicato alle strategie di prevenzione e cura dei germi multiresistenti in ospedale. “Le infezioni ospedaliere ­ dichiarano gli specialisti ­ rappresentano la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria.

Anche se in Italia non esiste un sistema di sorveglianza stabile, sono stati condotti numerosi studi: si può stimare che in Italia il 5­8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera. Ogni anno si verificano 450­700 mila infezioni in italiani ricoverati in ospedale, soprattutto urinarie o della ferita chirurgica, ma anche polmoniti e sepsi. Di queste, circa il 30% sono potenzialmente prevenibili (135­210mila), mentre si arriva al decesso nell’1% dei casi (1.350­2.100)”. Un quadro complicato anche dal fatto che i microbi possono sviluppare delle resistenze ai farmaci, e quindi vanificare gli sforzi dei medici per trattare le infezioni. Secondo l’ultimo report dell’European Centre for Disease Prevention and Control sulle antibiotico resistenze a livello europeo, l’Italia è tra i primi paesi in Europa per il volume di antibiotici usati nell’uomo; l’antibiotico resistenza tra gli italiani “è tra le più elevate in Europa ed è quasi sempre al di sopra della media europea”. Le resistenze più alte sono al Centro e al Sud rispetto al Nord Italia, “in relazione con il maggior consumo umano di antibiotici registrato in queste aree geografiche”.

 

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