Il futuro dell’Afghanistan, un Paese tuttora fragile, stretto tra difficolta’ politiche interne, un complesso mosaico di etnie e l’avvicinarsi della scadenza 2014, l’anno in cui sara’ completato il ritiro delle truppe Isaf (International Security Assistance Force) guidate dalla Nato.

In mezzo c’e’ un percorso difficile verso la transizione democratica, la fine della minaccia talebana, la riconciliazione nazionale e la ricostruzione economica e civile del Paese. Temi che Hamid Karzai, dopo aver incontrato il numero uno del Pentagono Leon Panetta, risollevera’ oggi con il presidente Barack Obama e con il segretario del Dipartimento di Stato Usa Hillary Clinton. Al tavolo si tentera’ soprattutto di definire i contorni e le prospettive delle relazioni bilaterali tra l’Afghanistan e l’alleato americano a dieci giorni dall’insediamento della seconda amministrazione Obama e sulla scorta di un nuovo scenario in cui gli Usa non escluderebbero la completa smobilitazione dal territorio afghano dopo il 2014. Si profila, insomma, la possibilita’ di un disimpegno piu’ veloce e meno graduale del previsto nonostante la minaccia talebana, oggi piu’ circoscritta ma comunque sempre presente. Un’opzione che, a detta degli osservatori, incontrerebbe anche il favore di un veterano pluridecorato del Vietnam come Chuck Hagel, il successore di Panetta al Pentagono, un uomo consapevole dei limiti del potere militare e poco incline all’utilizzo della forza all’estero. Un’opzione che, infine, verrebbe incontro alle richieste degli americani e alle esigenze di bilancio del Paese mettendo fine a una guerra costosa e impopolare in cui hanno perso la vita oltre 2mila militari Usa dal 2003 ad oggi.Isaf ha dato il via al ritiro graduale dei suoi uomini gia’ da mesi in vista del 2014, data in cui le operazioni di sicurezza e la difesa del territorio saranno completamente trasferite a quelle forze locali che l’Isaf ha formato, addestrato ed equipaggiato fino ad oggi. Il generale John R. Allen, comandante del contingente internazionale in Afghanistan, aveva prospettato di mantenere una buona parte delle 66mila unita’ americane sul territorio per tutta l’estate, periodo in cui normalmente gli scontri con i talebani s’intensificano. Ma la decisione finale spettera’ alla Casa Bianca che invece sembra orientata a smobilitare piu’ uomini gia’ nel corso di quest’anno in modo da non ridurne drasticamente la presenza nel 2014. Anche sul post 2014 resta tutto decidere e sara’ la Casa Bianca a dire l’ultima parola. Il Pentagono, secondo quanto trapelato, starebbe spingendo per mantenere anche dopo questa data tra i 6mila e i 9mila uomini in Afghanistan, almeno finche’ le forze locali non saranno veramente autosufficienti. Obama starebbe tuttavia considerando di tenerne solo 3mila o anche di meno, specie se si concretizzasse la prospettiva di una riconciliazione tra i Talebani e il governo Karzai. Senz’altro saranno gli Usa a ricoprire un ruolo chiave nel lungo e difficile processo di pacificazione e stabilizzazione dell’Afghanistan: in che modo, con quanti aiuti e secondo quali accordi bilaterali di sicurezza e cooperazione militare saranno temi in discussione oggi, nell’ambito del primo incontro dell’anno tra i due presidenti, dopo quello avvenuto al vertice Nato di Chicago, lo scorso maggio. Dopo i colloqui e la colazione alla Casa Bianca, con Obama e Clinton, Karzai si rechera’ alla Georgetown University di Washington per la sua terza visita dopo quella del 2002, in occasione dell’Afghanistan America Summit on Recovery and Reconstruction, e quella del 2006, per ritirare una laurea honoris causa. Nel prestigioso ateneo Karzai interverra’ alla conferenza ‘Afghanistan Beyond 2014: A Perspective on Afghan-US Relations’, organizzata dall’Universita’ e dal Consiglio delle Donne Statunitensi e Afghane (Uawc) creato nel 2002 da Karzai e dall’allora presidente Usa George W. Bush.

 

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