CASERTA – Affidare il partito nelle mani dei parlamentari e dei candidati alle Politiche per avviare una fase di rinnovamento e traghettarlo al congresso provinciale. Partendo dall’esito delle elezioni in Terra di Lavoro e in Campania, Enrico Tresca indica la strada da seguire per aprire una nuova stagione del Pd casertano.

“Dalle urne è uscito un dato inequivocabile: non siamo riusciti a intercettare le istanze di cambiamento provenienti dal territorio. E’ una responsabilità politica – osserva il consigliere comunale di Caserta – che ricade su tutto il gruppo dirigente del partito. Da troppo tempo ci parliamo addosso, senza guardare all’esterno, e lo abbiamo fatto anche in campagna elettorale. Anche per questo credo sia giusto che si svolga il congresso al più presto. Nel frattempo bisogna affidare il partito a chi in queste elezioni ci ha messo la faccia: i parlamentari e i candidati alle Politiche, che hanno il dovere di traghettare il partito al congresso”.

E quale dovrebbe essere l’identikit del nuovo segretario? “Serve un leader – risponde Tresca – che abbia la forza di aprirsi all’esterno e in grado di radicare il Pd sul territorio. Basta con le guerre tra bande, così perdiamo tutti: il Pd e il territorio casertano”.

Entrando nel merito dell’esito elettorale, l’esponente dei Democratici, va a ritroso per individuare le cause di un risultato non certo esaltante. “Il voto dimostra che le parlamentarie sono state un fallimento, in quanto hanno costituito, da un lato, un elemento di conflitto tra i vari candidati, dall’altro, hanno costretto i militanti a sostenere una doppia competizione, prima all’interno, poi all’esterno. A ciò si aggiunge – osserva Tresca – che in provincia di Caserta il Pd ha mostrato una forte difficoltà anche per come sono state gestite le primarie, sia sul piano organizzativo, sia su quello politico”.

Al di là dell’aspetto numerico, che pure conta e molto, il consigliere comunale accende i riflettori sulla striminzita rappresentanza parlamentare del Pd casertano (sono state elette solo Rosaria Capacchione e Pina Picierno). “La segreteria regionale ha calpestato la provincia di Caserta. Amendola non ha garantito un’eguale rappresentanza nelle liste ai vari territori. E’ soprattutto colpa sua se sono stati calati dall’alto 5-6 nomi, a discapito dei candidati che hanno partecipato alle primarie. Ma Caserta – aggiunge Tresca – ha subito un altro schiaffo: al Pd era stato assegnato il quarto posto (spettante a Nicola Caputo, poi escluso dalle liste, ndr) che ci è stato scippato perché in quella posizione non è stato candidato un altro casertano. I vertici nazionali, con il silenzio-assenso di Napoli, hanno deciso di far scalare i nomi in lista. La conseguenza? Al Senato il candidato casertano era soltanto sesto, posto che infatti non si è rivelato utile”.

A Tresca non sono andate giù le dichiarazioni di Amendola che commentando il risultato del Pd di Terra di lavoro ha detto che “Caserta presenta delle problematicità”. “Ma ma lui cosa ha fatto – si chiede il consigliere comunale – per risolvere queste problematicità. Delle due l’una: o finora non si era accorto di questi problemi, o non è stato in grado di affrontarli, ma in tutti e due i casi c’è una sua grande responsabilità politica”.

E ora che fare? Tresca è risoluto: “Dobbiamo ripartire parlando dei problemi della gente: lavoro, legalità, sanità, ambiente. Bisogna cambiare registro anche dove siamo presenti nella gestione degli enti strumentali, dare segnali di discontinuità, altrimenti è meglio starne fuori, perché i cittadini ci hanno visto come gli altri partiti, e questo ci ha penalizzato molto sotto il profilo elettorale”.

Ripartire è il verbo più usato da Tresca nella nostra lunga conversazione telefonica. E secondo lui il primo passo è consegnare il partito nelle mani dei parlamentari e dei candidati alle Politiche.

Mario De Michele

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