Dopo due settimane di polemiche per la mancata partecipazione dello scrittore Antonio Scurati a ‘CheSarà…’ su Rai3, arrivano le prime decisioni aziendali e riguardano la conduttrice del programma, Serena Bortone, che ha denunciato il caso sui social. Proprio quel post del 20 aprile ha spinto l’amministratore delegato Roberto Sergio ad inviare una lettera di contestazione disciplinare nei confronti della giornalista, provocando la reazione dell’opposizione e del sindacato, che hanno parlato di una decisione ‘inaccettabile e minacciosa’. In commissione di Vigilanza, Sergio ha spiegato che ‘è stato contestato a Bortone, come avvenuto in analoghi casi, il post pubblicato sui social in violazione della normativa della policy aziendale. La contestazione è un atto dovuto e seguirà l’iter previsto dal regolamento. Non è stata vietata né la partecipazione dello scrittore Scurati né la lettura del monologo, poi autorizzata e effettuata dalla stessa Bortone’. L’Ad ha negato censure e affermato che la vicenda ha provocato ‘un danno reputazionale all’azienda’. Poi ha fatto sapere che ‘è stato avviato un procedimento di audit interno, le cui risultanze si avranno a breve, concentrato su due aspetti: il primo, gli eventuali disallineamenti procedurali, e sicuramente ce ne sono stati; il secondo, i comportamenti dei singoli su cui sono state chieste relazioni’. Ora Bortone avrà cinque giorni per dare spiegazioni. Ieri, nel corso della conferenza stampa organizzata dall’Usigrai nel giorno dello sciopero, la giornalista aveva spiegato di sentirsi tranquilla per aver fatto semplicemente il proprio dovere, non avendo denunciato censure, ma solo reso noto ciò che comunque sarebbe emerso. ‘E cosi l’ha fatto – ha detto il segretario dell’Usigrai Daniele Macheda – Roberto Sergio, l’uomo che da dirigente Rai, direttore della radiofonia attaccava pubblicamente sui social il Giornale Radio Rai, ora da amministratore delegato fustiga a colpi di procedimenti disciplinari chi, anche attraverso i social difende la propria libertà e professionalità da un sistema di controllo “asfissiante” sul lavoro dei giornalisti della Rai’. ‘Il procedimento disciplinare – hanno attaccato i parlamentari del Pd in Vigilanza – definisce l’idea che la dirigenza dell’azienda ha del pluralismo informativo. Siamo di fronte ad un atto arrogante, minaccioso, intimidatorio. “Colpirne uno per educarne cento” è il motto che anima questa maggioranza che vuole rendere l’azienda del servizio pubblico il megafono del governo’. Polemiche in Vigilanza anche sullo sciopero con le accuse all’azienda di aver messo in atto un boicottaggio della protesta. ‘Non c’è stato alcun comportamento antisindacale da parte dell’azienda nello sciopero, ma una spontanea presenza che ha consentito di mandare in onda i tg – ha detto il direttore generale Giampaolo Rossi – Una presenza legittima come stabiliscono le sentenze che equiparano la libertà di scioperare a quella di non scioperare. Lo sciopero ha riscontrato un’adesione del 56% su tutti i giornalisti e del 71% se si calcolano solo i presenti. Se l’adesione fosse stata più alta non sarebbe stato possibile mettere in onda i tg. L’affluenza non è stata tale da impedire di mandare in onda le edizioni più importanti’.